Cosa succede se un lavoratore non partecipa ai corsi di formazione sulla sicurezza?
Quando si parla di formazione sulla sicurezza sul lavoro, si tende spesso a sottolineare le responsabilità del datore di lavoro: l'obbligo di garantire ai dipendenti una formazione adeguata, l'importanza di rispettare la normativa e le sanzioni previste in caso di inadempienza. Tuttavia, meno frequentemente si discute di cosa accade quando è il lavoratore a rifiutarsi di partecipare ai corsi obbligatori. In questo articolo analizzeremo le conseguenze che possono derivare dalla mancata partecipazione di un lavoratore alla formazione sulla sicurezza, esaminando i riferimenti normativi e fornendo consigli utili ai datori di lavoro su come gestire la situazione nel rispetto della legge.
Cosa dice la normativa a riguardo?
La normativa italiana sulla sicurezza sul lavoro, disciplinata dal D.Lgs. 81/2008, stabilisce chiaramente che il datore di lavoro ha l'obbligo di fornire ai propri dipendenti una formazione adeguata e aggiornata in materia di salute e sicurezza. Questa formazione deve essere erogata in modo conforme ai rischi specifici del settore e alle mansioni svolte dai lavoratori. L'obiettivo è garantire che ogni dipendente sia in grado di operare in un ambiente sicuro, prevenendo incidenti e minimizzando i pericoli legati alle proprie attività lavorative. Il datore di lavoro deve anche assicurarsi che la formazione venga svolta nei tempi previsti e che sia ripetuta periodicamente, soprattutto in caso di cambiamenti normativi o modifiche significative nei processi lavorativi. La formazione, inoltre, deve essere documentata e verificabile, tramite registri di presenza e attestati che confermino la partecipazione del lavoratore.
D'altro canto, l'articolo 20, comma 2, lettera h) del D.Lgs. 81/2008 impone ai lavoratori l'obbligo di partecipare attivamente ai programmi di formazione e addestramento organizzati dal datore di lavoro. Questo significa che il dipendente non può rifiutarsi di frequentare i corsi senza una motivazione valida. Tale obbligo rientra nel dovere generale del lavoratore di contribuire alla sicurezza propria e dei colleghi.
Cosa rischia il lavoratore che rifiuta di partecipare al corso?
Un lavoratore che non partecipa alla formazione obbligatoria sulla sicurezza può incorrere in diverse conseguenze, sia a livello disciplinare che legale, con ripercussioni dirette sulla sua posizione lavorativa e sul suo futuro professionale.
Dal punto di vista dei provvedimenti disciplinari, la mancata partecipazione può essere considerata un'infrazione disciplinare, con provvedimenti che possono variare dal richiamo scritto alla sospensione dal lavoro. Nei casi più gravi, la reiterata assenza ingiustificata ai corsi potrebbe portare al licenziamento per giusta causa, poiché la mancata formazione impedisce al lavoratore di svolgere le proprie mansioni in sicurezza e rappresenta una violazione dei suoi doveri contrattuali. A conferma di ciò, ci sono diverse sentenze della Corte di Cassazione, eccone due in particolare:
sentenza n. 138 del 7 gennaio 2019 | La Suprema Corte ha ritenuto che la mancata partecipazione a tali corsi costituisca una grave violazione degli obblighi di diligenza e fedeltà, nonché delle regole di correttezza e buona fede previste dagli articoli 1175 e 1375 del Codice Civile, compromettendo irrimediabilmente il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e dipendente |
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ordinanza n. 12790 del 10 maggio 2024 | La Cassazione ha stabilito che il lavoratore non può rifiutarsi di partecipare ai corsi di formazione sulla sicurezza, anche se organizzati al di fuori del proprio normale orario di lavoro. La Corte ha affermato che tale rifiuto rappresenta una grave insubordinazione, giustificando il licenziamento disciplinare. |
Invece, dal punto di vista della responsabilità Civile e Penale, in caso di infortunio sul lavoro, un dipendente che non ha seguito la formazione potrebbe non essere coperto dall'INAIL o subire riduzioni nel risarcimento, qualora venga dimostrata la sua negligenza nel rispettare gli obblighi formativi. Inoltre, se il mancato adempimento ha causato danni a terzi, il lavoratore potrebbe essere chiamato a rispondere delle proprie azioni in sede civile o penale.
La responsabilità del Datore di Lavoro
In caso di mancata partecipazione ai corsi, anche se il lavoratore è responsabile della propria presenza, il datore di lavoro deve comunque dimostrare di aver fatto tutto il possibile per garantirne il corretto svolgimento del percorso formativo. Ciò significa che il datore di lavoro può essere comunque ritenuto responsabile se non ha messo in atto adeguate misure per far rispettare l'obbligo formativo. In questo caso, scatterebbe la sanzione prevista per la mancata somministrazione della formazione al lavoratore, che prevede una sanzione amminsitrativa e, in alcuni casi, anche l'arresto.
Quindi, come fare a dimostrare che è stato il lavoratore a rifiutare la formazione? Il datore di lavoro può adottare le seguenti misure, sia in fase di organizzazione del corso che all'occorrenza del rifiuto:
Comunicazioni Scritte | Invio di email, lettere raccomandate o notifiche formali in cui si comunica la data, l'orario e l'obbligatorietà del corso. |
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Verbali di Riunioni | Documentare eventuali incontri in cui si è discusso della formazione e il lavoratore ha espresso il proprio rifiuto. |
Registri firmati | Utilizzo di un registro di adesione che i lavoratori devono firmare per confermare la presa visione dell'obbligo formativo. |
Testimonianze | Raccolta di dichiarazioni da parte di colleghi o responsabili che possano attestare il rifiuto del lavoratore. |
Evidenze di Sanzioni applicate al lavoratore | Documenti probanti l'applicazione di misure disciplinari registrate, come lettere di richiamo o sospensioni, che evidenziano il comportamento inadempiente del lavoratore. |
Dimostrare che il lavoratore è stato informato e che si è rifiutato senza giustificazione valida è fondamentale per tutelare l'azienda da sanzioni e responsabilità in caso di controlli da parte degli enti ispettivi. In alcuni casi, a fare la differenza può essere proprio la modalità formativa scelta, in caso di corsi di sicurezza online inmodalità e-learning, l'iscrizione al corso del lavoratore, il tracciamento dell'attività formativa, nonché le eventuali corrispondenze via mail con l'ente di formazione scelto, possono essere un elemento probante per dimostrare che l'azienda ha messo a disposizione la formazione.
In Conclusione
La formazione sulla sicurezza è un dovere sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. Mentre il datore di lavoro deve fornire strumenti e occasioni di formazione, il dipendente ha il dovere di partecipare. Non adempiere a questo obbligo può portare a conseguenze disciplinari, economiche e, nei casi più gravi, al licenziamento. Per evitare problematiche legali e garantire un ambiente di lavoro sicuro, le aziende dovrebbero adottare un approccio proattivo, sensibilizzando i lavoratori sull'importanza della formazione e implementando strategie efficaci per assicurarne la partecipazione, tra esse possiamo suggerire:
- Coinvolgere i Lavoratori, organizzando incontri in cui si discute dell'importanza della sicurezza e attività volte alla diffusione della cultura della sicurezza;
- Comunicare i benefici della formazione, evitando di farla passare come un mero adempimento burocratico, per giunta noioso;
- Organizzare la formazione in modo flessibile, proponendo corsi in orari compatibili con i ritmi lavorativi e gli impegni privati dei dipendenti, ad esempio optando per la modalità FAD che prevede videoconferenze o corsi di sicurezza online.